Melissa Bassi, nata a Mesagne, era una studentessa che frequentava il Falcone di Brindisi. Stamani è morta a causa di una bomba, con un'esplosione violentissima che ha frantumato anche i vetri della scuola e degli edifici vicini. Un cassonetto che non doveva essere lì, che è stato spostato dagli attentatori, posto in un punto sempre trafficato di studenti e professori che attendono di entrare a scuola. Anche una seconda studentessa, colpita all'addome, è grave ed è in sala operatoria. Tra i presenti al Pronto Soccorso, i funzionari della Digos hanno rifiutato di rivelare i nomi perché «non tutti i genitori sono stati avvisati». Sette ragazzi sono feriti, con ustioni su tutto il corpo.
Un evento terribile, peggio di quanto, meno di una settimana fa, si commentava sulla gambizzazione di un dirigente dell'Ansaldo. Un evento terribile nella sua insensatezza: perché ci chiediamo chi poteva volere la morte di ragazzini innocenti? Alfredo Mantovano, raggiunto al telefono da TeleNorba, ha preso in considerazione il nome della scuola, intitolata a Giovanni Falcone, la vicinanza al tribunale, la vicinanza al ventennale della strage di Capaci. Ma sono spiegazioni che non convincono, per le quali è necessario fare uno sforzo per trovare una motivazione plausibile. La vicinanza del Tribunale non spiega l'evento, perché il cassonetto era stato spostato verso la scuola.
E allora chi? E perché? La gravità di questo atto criminoso fa soltanto scrollare il capo, incapaci di uscire fuori dallo sconcerto. Forse gli anni di piombo stanno tornando, forse dovremmo ricordare quella canzone di De André, il bombarolo, quando diceva che «Per strada tante facce / non hanno un bel colore, / qui chi non terrorizza / si ammala di terrore, / c'è chi aspetta la pioggia / per non piangere da solo».
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