sabato 21 aprile 2012

Il futuro delle confezioni: le incertezze dei lavoratori ITN


     Ieri 20 aprile si è tenuta una riunione, indetta dai sindacati, dei lavoratori di ITN. Giuseppe Massafra, della Filctem CGIL, ha fatto il punto della situazione: «oggi compiano un anno di cassa integrazione» ha detto «ma non c’è ancora una soluzione definitiva. È possibile che il lavoro, il futuro dei lavoratori martinesi, di una delle più grandi e rinomate aziende non sia il primo punto all’ordine del giorno dei candidati a sindaco?». Affermazioni che considerano il futuro della città: si tratta infatti di comprendere quale sarà il futuro lavorativo di oltre 140 operai – ma sarebbe più giusto chiamarli con il loro nome, cioè maestranze sartoriali altamente qualificate. Il primo maggio, giornata dei lavoratori, scenderanno in piazza per far presente a tutti il rischio che il 30 del mese possano esserci lettere di licenziamento.

     «Noi vogliamo trovare al più presto possibile una soluzione insieme ai vertici aziendali, con lo stesso Nardelli, in una sede istituzionale dove possano essere presenti i consiglieri regionali del luogo, le autorità politiche, perché si tratta di 140 famiglie il cui futuro è incerto» ha continuato Massafra, concludendo «Noi siamo disponibili: se c’è la volontà un accordo lo si troverà sicuramente». Il consulente del lavoro di ITN, Antonio Antonasi, ha apprezzato l’intenzione delle rappresentanze sindacali di voler trovare un compromesso, sottolineando che «dalla chiusura dell’azienda perderemmo tutti, me compreso», ma ha anche fatto presente che nonostante la disponibilità al dialogo mostrata in passato si tratta di ristrutturare la produzione aziendale.

     Entrambi sono stati d’accordo nel dire che la capacità e la manualità delle maestranze sartoriali va continuamente aggiornata e tenuta in allenamento, poiché se questi lavoratori rimangono fermi le loro capacità diminuiranno. Commentando la crisi e la produzione cinese che ha invaso i mercati, un decano dei lavoratori, che a giudizio unanime «sa smontare e rimontare un vestito solo con uno sguardo» ha ricordato come la qualità dei capi sartoriali d’importazione sia diminuita con il tempo, preferendo le industrie orientali specializzarsi nei capi sportivi e di produzione massificata, cosa che rende un prodotto di qualità Made in Italy un elemento che ha più possibilità di competere sul mercato internazionale d’alta moda di quanto non ne avesse prima, solo che si riesca ad andare avanti tutti insieme.

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