Il centro storico: a Martina tutti ne sono fieri, qualcuno ci abita, pochi lo conoscono bene, ma pochissimi sanno di cosa ha bisogno. O almeno così appare dalla lettura dei programmi dei partiti politici presentatisi alle amministrative 2012. Controllando tutti i programmi presentati si nota che di centro storico ne parlano tutti, a volte con idee innovative, a volte in modo generico, a volte in modo oscuro. Analizziamo i programmi uno per uno.
Il programma del centrosinistra menziona esplicitamente il centro storico un paio di volte, parlando di creare un «regolamento di manutenzione del centro storico, degli ambiti e degli immobili di valenza storica» e di «rivitalizzazione del centro storico attraverso un’azione urbanistica che definisca la centralità di questo patrimonio rispetto all’intero sistema urbano anche con piano delle facciate, piano delle insegne e incentivi per i residenti stabili». Le iniziative sono condivisibili, ma un po’ troppo generiche, se si esclude il piano delle insegne e delle facciate, che comunque sono elementi accennati e non approfonditi. Sugli incentivi per i residenti si può fantasticare apertamente: riduzione dell’ICI, pardon, dell’IMU? Parcheggi a pagamento ridotto nell’extramurale? Onestamente, non saprei cosa pensare. So però che il candidato Stefano Coletta, che nel centro storico ci abita, ha delle idee in più, che ha già esposto in un paio di occasioni pubbliche, riguardanti la posa di telecamere di sicurezza per rendere il centro storico una vera zona a traffico limitato, la standardizzazione di tavoli e superfici per bar e ristoranti, un servizio di guide turistiche per far visitare gli angoli del centro storico altrimenti ignorati.
La Destra ha un programma sul turismo in cui il centro storico è citato più volte, vuoi come scenario vuoi come elemento principale delle azioni proposte: parte da «un controllo delle aree del centro storico» e da una riqualificazione di base su «luce, pulizia stradale, pulizia dei muri dalle scritte vandaliche, intonaci, deposito spazzatura, fioriere alle balconate» che va poi a crescere in numerose misure più o meno fatibili a seconda dei soldi in cassa del comune e della possibilità di intervento. Il problema è però che questo piano si semplifica nei discorsi del candidato Leo Cassano come un semplice rimbiancare – anzi, allattare – i muri delle case, misura perlomeno palliativa, che fa pensare al fatto che probabilmente non ha considerato a fondo il programma scrittogli da Davide Ronza.
Nel programma di Io Sud e del Partito italiano dei Consumatori si chiama il nostro centro come “centro storico”, “centro antico”, o “area del C.A.” in un burocratese che personalmente non mi aspetterei di vedere da parte di chi fa della semplificazione amministrativa e della sburocratizzazione un cavallo di battaglia. Hanno delineato inoltre delle linee programmatiche simili, sia nei contenuti che nella genericità, a quelle del centrosinistra: “piano dei servizi, piano delle facciate, piano delle insegne e regolamento degli interventi edilizi, riduzione IMU per le residenze stabili e creazione di una rete wi-fi”. La creazione di una rete wireless – che immagino gratuita – è sicuramente un elemento che andrebbe approfondito maggiormente: molti cittadini infatti sarebbero felicissimi di poter disdire un contratto (telecom, infostrada, vodafone, etc.) se il Comune potesse offrire loro gratuitamente una rete internet wi-fi. Non capisco però la limitazione al solo centro storico dell’iniziativa: forse che gli abitanti del Carmine, di Fabbrica rossa o di sant’Eligio non ne hanno diritto? Probabilmente si tratterebbe di una prova, di installare il servizio in un luogo soltanto, vedere come funziona, che problemi crea, quantificare le spese e la reazione dei cittadini.
Nelle «
quattro pagine che cambieranno Martina», cioè il
programma del PdL secondo la citazione del candidato sindaco Michele Marraffa, il “Centro Antico” è posto «al centro dell’azione» sull’asse culturale del programma «come grande contenitore culturale, luogo in cui le potenzialità inespresse possono trovare la loro giusta collocazione». Su cosa fare posso aderire pienamente a questa proposta. Non c’è il come. Quali sono le potenzialità inespresse? A naso, direi giovani qualificati, laureati, senza lavoro. Come collocarle? Si parla nel programma, ma credo riferendosi all’intera città e non solo al centro storico, che tutte le risorse cittadine devono fare sistema tra loro.
Al centro storico è invece dedicato un intero capitoletto del
programma di Cambiamo Martina. Si parla di riqualificazione e di alcuni progetti ormai abbandonati tempo fa: cioè la creazione di «un museo permanente a Casa Cappellari, che racconti la storia di Martina […] con degustazioni di prodotti tipici nelle diverse stanzette». Si parla di nuovo delle ordinanze per imbiancare le facciate, di «pulizia costante del basolato» che è effettivamente imbruttito dalle migliaia di chiazze nere delle gomme da masticare ormai indelebili, di detassazione per IMU e TARSU dei residenti nel centro storico. Un’ accenno che vedo con un punto interrogativo è «adeguare il centro storico di una adeguata illuminazione che consenta la valorizzazione dello stesso», che oltre a sembrare scritto in un burocratese involuto – probabilmente si tratta di una frase più lunga, poi accorciata – mi incuriosisce riguardo il contenuto. Quale può essere una adeguata illuminazione? Se una volta, lo ricordo benissimo quando ero piccolo, i vecchi lampioni in ferro battuto erano rotti, o mal funzionanti, adesso funzionano tutti senza problemi. È possibile che si intenda la sostituzione delle lampadine a gas con altre a led per il risparmio energetico, ma è una mia interpretazione.
Dulcis in fundo, il
programma dell’UdC e dei suoi alleati ha un paragrafo intero dedicato al centro storico. «Una operazione ormai necessaria» leggiamo «è il recupero del centro storico. L’originario centro storico vive un momento di degrado edilizio e, per questo, è stato abbandonato dai cittadini residenti e dagli esercenti commerciali, riducendosi ad un mero agglomerato di abitazioni disabitate o abitate in condizioni al margine della legittimità e del decoro, lungo una via principale che rimane l’ultimo baluardo della testimonianza attiva martinese».
Dopo aver letto questo paragrafo io, che abito nel centro storico, mi sono chiesto sinceramente da quanto tempo il redattore di questo programma non si sia fatto due passi per i vicoli del centro storico: evidentemente limita le sue passeggiate in quella “via principale” che immagino parta dallo stradone fino ad arrivare a Piazza Maria Immacolata. Evidentemente, perché bisogna ricordare che mai come oggi il centro storico è stato restaurato nella sua quasi totalità, è abitato in modo garbato e abbastanza pulito. Inoltre, quando è stato “abbandonato” dai cittadini – parliamo degli anni ’60 e ’70 – ciò è stato fatto perché nel centro storico non erano presenti quei servizi che oggi sono comuni dappertutto – il gas metano, la fognatura, l’acqua potabile corrente, l’elettricità. Ci sono poi fior di palazzi abitati da eredi delle vecchie famiglie aristocratiche martinesi, o da altri, che sono spesso mantenuti come dei gioielli, e che magari aspettano qualcuno che li apra ai turisti, che potrebbero ammirarne gli interni affrescati o i cortili settecenteschi.
Come si vorrebbe recuperare invece il centro storico? Continuiamo a leggere: «il piano generale [si parla di piano urbanistico, n.d.r.] deve necessariamente comporsi di un particolareggiato del Centro Storico, con l’obiettivo di rendere possibile un effettivo recupero dell’area antica tramite, innanzitutto, la riqualificazione e la ristrutturazione degli edifici con regole di intervento meno rigide ed in linea con la sua peculiarità architettonica ed urbanistica». Cioè, se ho capito bene, il recupero del centro storico si otterrebbe con “regole meno rigide”? esatto, perché continua «regole in deroga, per rendere effettivi e pratici gli interventi di recupero e di riqualificazione, devono essere previste anche rispetto all’allocazione di attività produttive».
Mi è suonato un campanello d’allarme: ma tutti i negozi e le attività commerciali del centro storico non sono già, nella stragrande maggioranza dei casi, operanti in deroga? Questo riguarda, ad esempio, le regole su bagno e antibagno, che spesso non è possibile avere come previsto per la particolarità dei locali. Se ci sono già le deroghe, allora di cosa si sta parlando? Il regolamento edilizio della città di Martina Franca, all’art.31 stabilisce: «Nel centro storico è vietata l’istallazione di insegne luminose a bandiera, la costruzione di vetrine sporgenti sul suolo pubblico, le tabelle ed ogni altra legenda in contrasto con l’ambiente architettonico». Vogliamo andare in deroga a questa regola? Non credo, anzi, probabilmente Michele Muschio Schiavone sarebbe d’accordo nell’inasprirla per mantenere le peculiarità architettoniche.